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Acquaforte

Ritrattto_Galli_in studio. FG che incide
Ritratto _Galli_che fa la morsura.jpg
Ritratto_Galli_che incide direttamente l
Ritratto_Galli_in fase stampa al torchio

Tecnica in breve 

La base di lavoro è la lastra di metallo che viene ricoperta da una vernice trasparente, sottile, relativamente fluida, non scheggiabile e impermeabile all’acqua e agli acidi deboli, fra le prescelte vi è quella utilizzata in liuteria per verniciare gli strumenti a corda.

Su questa lastra l’artista “disegna” con una punta con la quale asporta la vernice lungo le linee che costituiranno il disegno voluto. Terminata l’incisione la lastra viene immersa nell’acido -da qui il termine acquaforte- che corrode il metallo lungo i segni lasciati nudi della vernice. Il tempo d’immersione nell’acido può determinare segni più o meno profondi, con risultati molto diversi. Tale operazione è detta morsura ed è parte determinante alla riuscita dell’opera. Ultimata la morsura la matrice viene pulita della vernice con il solvente ed è così pronta a essere inchiostrata. 

 

Inchiostrazione della matrice e sue operazioni 

La lastra, una volta inchiostrata, viene pulita dell’eccesso d’inchiostro con una pezza a trama larga e impermeabile, chiamata tarlatana. In questa fase è possibile lasciare delle velature di inchiostro anche sulla superficie non incisa per poter ottenere effetti simili all’acquerello. Un maestro in questo senso è stato l’incisore James Abbott McNeil Whistler.

 

Stampa

Si stampa nel torchio calcografico che è costituito da due rulli, divisi da un piano sul quale si mettono a contatto la matrice incisa e il foglio di carta, che è il supporto della stampa. La stampa avviene per la pressione esercitata dai rulli che premono i due supporti e permettono il trasferimento dell’inchiostro dalla matrice al foglio. I rulli vengono fatti ruotare attraverso un meccanismo attivato da un manubrio.

Il foglio, per trattenere l’inchiostro, viene preventivamente inumidito. Si appoggia il foglio sul piano del torchio e sopra di esso la matrice inchiostrata -a faccia in giù- e inizia la fase di stampa vera e propria. I rulli comprimono la matrice sul foglio, azione che determina il trasferimento dell’inchiostro dalla lastra alla carta. 

Asciugatura

Le stampe così impresse e ancora umide sono messe ad asciugare. Nell’Europa del nord i fogli venivano appesi ad un filo, come i panni. Quest’operazione talvolta portava, a causa del peso elevato della carta bagnata, alla rottura della carta proprio all’impronta della lastra; ed è per questo che di frequente queste incisioni sono prive dei margini. Questo avviene perché i bordi della lastra, assottigliando la carta in fase di stampa a causa della pressione del torchio, facevano da taglierina. Nell’Europa meridionale, in particolare in Italia, invece, le stampe erano messe asciugare una sopra l’altra, la conseguenza di tale sovrapposizione ha, talvolta, fatto sì che l’inchiostro ancora fresco si sia trasferito sul retro della stampa sovrastante, lasciando lievi tracce del disegno.

 

L’acquaforte è stata messa a punto dall’italiano Parmigianino agli albori del ‘500, ma solo nel secolo successivo è divenuta una delle tecniche più diffuse in Europa. Nei secoli l’evoluzione della tecnica e soprattutto delle sostanze atte alla morsura si sono rivelate nocive alla salute degli artisti, cosicchè da alcuni anni vi è stata una riscoperta proprio le ricette di Parmigianino che si avvaleva di sali e non acidi, per incidere. L’incisione sostenibile è anche quella che viene utilizzata nei laboratori organizzati dalla FFG.

Federica Galli è stata un’acquafortista pura. 

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