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Il tiglio nostrano di Sant'Orso, Valle d'Aosta

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Il tiglio nostrano

Acquaforte, 1996
mm 496x295
tiratura in 90 esemplari

Il tiglio nostrano di Sant'Orso di Giovanni Raimondi

Nel cuore antico di Aosta, con intorno una corona di grandi montagne, vicino alle venerande pietre di "Augusta
Pretoria", la "Roma delle Alpi", sorge un albero monumentale. È il tiglio nostrano di Sant'Orso. Le sue fronde sfiorano il possente campanile romanico vecchio di oltre otto secoli; di fronte ha la Collegiata di origine millenaria e il chiostro romanico con i suoi capitelli istoriati. In un solitario angolo del cospicuo complesso medioevale l'albero ora gode buona salute, dopo le attente, assidue cure della Regione. Ma non è stato sempre così. Negli ultimi decenni il suo apparato radicale è stato disturbato due volte per l'esecuzione di lavori stradali; e alcuni rami sono stati stroncati da violente bufere. La Regione è quindi intervenuta con grande impegno, varando una legge per la tutela e la cura delle piante monumentali della Valle, che sono numerose. A Chatillon, nel parco attorno al castello del conte Entrèves, fra altri bellissimi alberi svettano un faggio e un tiglio; in quello del barone Gamba una sequoia; alla frazione Viering di Champepraz c'è un'altra sequoia; a Donnas, in un cortile vicino a un'osteria, c'è un ippocastano e, in località Caves, un platano orientale; alla frazione Derby di La Salle, già in vista del Monte Bianco, un colossale castagno svetta in un castagneto abbandonato; presso Valgrisenche,
nel Parco del Gran Paradiso, una decina di larici, che raggiungono anche i trenta metri di altezza, difendono da secoli alcune case di pietra minacciate dalle valanghe; e c'è un altro colossale larice, infine, a Morgex, località Grigne Rosse.
Ma l'albero monumentale più famoso è indiscutibilmente quello di Sant'Orso. Davanti ha una targa: "Regione Autonoma Valle d'Aosta - Legge regionale 21-8-1990. Tutela piante monumentali. Tilia Platyphillos Tiglio nostrano. Circonferenza 4,60. Altezza 16,5. Età 450". Dunque fu piantato probabilmente subito dopo che un altro famoso, gigantesco tiglio cadde stroncato da una bufera. Era il 1529. E aveva - riferiscono le antiche
cronache - cinque secoli. Da mille anni, dunque, i tigli ingentiliscono l'austero complesso medioevale di Aosta.

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