

L'olmo di Mergozzo

L'olmo di Mergozzo
Anno 1995
mm 491 x 297
tiratura in 90 esemplari
L'olmo di Mergozzo di Giovanni Raimondi
Mergozzo, con il suo appartato laghetto, diviso dal lago Maggiore da una striscia di terra alluvionale, ha un antico olmo campestre. “E’ il più vecchio d’Italia” – dicono qui. Seicento anni compiuti. Appare già di notevoli dimensioni in un quadro del 1623 che si trova nella parrocchia dell’Assunta, pieve nel 1133, riedificata nel 1605. Quasi quattrocento anni fa, dunque, era già un albero monumentale. Ma ora mostra grandi sofferenze. Alto quattordici metri, ha un tronco con una circonferenza di cinque che è quasi completamente cavo; e che ha nel mezzo un grosso buco, dal quale si vedono, come una rotonda cornice, le acque del lago e le verdi sponde. Il vecchio olmo sorge, stretto dall’asfalto, sul lungolago, con le auto che gli passano accanto. “Morirà presto, se non si toglierà subito l’asfalto” sostengono alcuni, infuriati. Dal Comune rispondono: “il problema non è questo, bensì il tronco debole, che potrebbe spezzarsi per il peso dei rami”. E aggiungono: “Non siamo qui con le mani in mano, in accordo con la Regione e con la Provincia di Verbania mettiamo in atto misure appropriate”. Mentre divampano le polemiche, è riaffiorata un’antica leggenda. Piantato in occasione della posa della prima pietra del Duomo di Milano, quando dalle cave di Candoglia, che è alle spalle di Mergozzo, si cominciò ad estrarre il marmo, qualcuno, non si sa chi, fece una profezia. “La vita dell’olmo è legata a quella della cattedrale; alla morte dell’albero, crollerà il Duomo”. Ma dalla curia di Milano mandano a dire che loro sono tranquilli, che della profezia non sanno proprio nulla. E aggiungono, imperturbabili: nel 1386, alla posa della prima pietra, non fu neppure usato il marmo di Candoglia.

