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Pavlo Makov, l'artista ucraino che ha vinto l'XI edizione del Premio Sciascia

Pavlo Maklov, L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, stampa calcografica da 34 lastre di rame, disegno con grafite e matite colorare carta, mm 1120x690, 2023.
Pavlo Maklov, L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, stampa calcografica da 34 lastre di rame, disegno con grafite e matite colorare carta, mm 1120x690, 2023.

Con emozione, condividiamo le parole intense del vincitore dell'XI edizione del Premio Leonardo Sciascia amateur d'estampes: Pavlo Makov, artista ucraino, intervistato alla vigilia della vittoria dalla giornalista Clarissa Franco.


Cosa rappresenta l’opera? Qual è il significato ?


Quest’opera è dedicata ai cambiamenti geopolitici e drammatici che stiamo vivendo. Dieci anni fa se mi avessero detto che avremmo vissuto la guerra in Europa non ci avrei creduto e ora che sta succedendo davvero, mi sembra assurdo. Ho iniziato a lavorare all'opera nel 2014, quando ci fu l’assedio di Kharkiv, la mia città natale [dove vive e lavora nrd]. (...)Pensavo non ci sarebbe stato alcun attacco e poi alla fine è successo davvero perché siamo vicinissimi al fronte. Kharkiv è una città cruciale, dove la cultura ucraina è molto forte, per questo è particolarmente “ambita”; da lì tutto quello che facevo era connesso alla situazione della guerra che comunque anche se “congelata” noi la stavamo vivendo già da undici anni, ma è stata sempre silente.

Quelle rappresentate sono case tipiche della mia città, costruite negli anni Trenta, che ho realizzato con tratti più drammatici, il titolo dell'opera è invece ispirato al libro di Italo Calvino “Le città invisibili”. .(...) Ricordo a memoria il passaggio in cui Marco Polo dice «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme». Il primo passo è accettare l’inferno, arrivando al punto di non subirlo più. Il secondo punto è rischioso ed esige attenzione, e apprendimento continuo, cercare e saper riconoscere chi e cosa nel mezzo dell’inferno, in realtà non è inferno e farlo durare, dargli spazio. Queste ultime parole nelle situazioni difficili, mi alleviano e mi danno forza di proseguire nella mia vita.


Per l'intervista integrale rimandiamo al sito de Linkiesta.

 
 
 

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